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L’amore umano secondo il pensiero cristiano: la sintesi che ci forma

  • G.Nasca
  • 18 mag 2015
  • Tempo di lettura: 4 min

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Il tema dell’amore umano espresso nel matrimonio e nella famiglia è all’ordine del giorno nel quadro delle attenzioni pastorali della Chiesa di papa Francesco. Il Sinodo straordinario dei Vescovi svoltosi nel 2014 e le Udienze del mercoledì incentrate sulla realtà famigliare, sono solo i due momenti più rilevanti che emergono dall’attività evangelizzatrice di questo Pontificato. Con modalità proprie di stile e di linguaggio, papa Francesco si pone in continuità con il grande lavoro che la Chiesa ha intrapreso per la promozione e la realizzazione della persona umana, soprattutto dal concilio Vaticano II in poi. Parlare di famiglia significa, infatti, nello stesso tempo, parlare di persona nella sua dimensione corporea, relazionale, affettiva, spirituale e trascendente; comprenderla e amarla, ma, significa anche servire e aiutare la famiglia stessa ad emergere nella sua potenzialità per il bene dell’umanità.

In qualità di studenti della Pontificia Università Lateranense possiamo contribuire alla comprensione della realtà umana, spinti e rafforzati da una sintesi filosofica – teologica, così necessaria da poter essere formati come uomini e da poter affermare una visione autentica, ragionevole e bella della persona umana e del suo realizzarsi nell’amore.

Anzitutto è indispensabile una breve diagnosi: nel contesto socio – culturale odierno, la parola “fragilità” sembra essere la miglior breve descrizione della situazione famigliare in genere; ciò che più viene inficiato a causa della precarietà esistenziale e culturale è la qualità delle relazioni e della vita affettiva, ben visibile nella dinamica sponsale uomo – donna, paterna – materna e genitori – figli.

Una grande solitudine e incomunicabilità attanaglia l’uomo contemporaneo, impedendogli di sbocciare proprio sul terreno più importante della sua realizzazione: quello dell’amore.

Il pensiero cristiano, proprio nella sua struttura filosofica e teologica, è gravido di una grandiosa sapienza a riguardo. Prima di tutto, il cristianesimo, portando sul piano antropologico la novità della rivelazione trinitaria e cristologica, ha compreso l’uomo, appunto come persona: essa è concepita come soggetto unico e irripetibile, con una componente di natura spirituale, la quale si realizza nella relazione con altre persone all’interno di una comunità e con Dio. Il filone personalista ha riproposto nel difficile contesto del Novecento, una visione comunitaria e relazionale dell’uomo, riprendendo ciò che già nell’antichità con Boezio e nel Medioevo con Tommaso d’Aquino era stato messo in luce attraverso una riflessione più metafisica. Autori come Emmanuel Mounier e Jacques Maritain, in una Francia scossa dalle due guerre, hanno anche messo in evidenza l’autentico ruolo comunitario della famiglia all’interno della società civile e politica come corpo intermedio e non come struttura dello Stato.

Karol Wojtyla, che rientra nella corrente personalista, ha sviluppato sia in qualità di pensatore, sia in quella di Pontefice, una significativa riflessione sulla persona, sul suo valore e la sua responsabilità anche all’interno di un approfondimento sulla relazione uomo - donna e sul valore della corporeità.

A questo riguardo è da menzionare il lavoro filosofico di Fabrice Hadjadj, il quale nelle sue argute riflessioni, rende evidente il valore mistico e divino racchiuso nel corpo e nella carne, smascherando tutte quelle inautentiche comprensioni del cristianesimo che lo vogliono nemico del corpo.

Anche il pensiero fenomenologico, nella figura di Edith Stein, ha guadagnato un terreno importante soprattutto nella comprensione dell’essere umano a partire da ciò e da come si presenta, ossia nella differenziazione del maschile e femminile; l’essere umano si articola quindi in due entità con caratteristiche fisiche, psicologiche e spirituali diverse; sembra scontato affermare l’importanza di queste prospettive realiste in opposizione alle nuove ideologie sul genere, ma è necessaria per una giustificazione razionale e fondata per combattere le ideologie con le armi del logos e non con l’appartenenza a una “bandiera” religiosa.

Sul profilo magisteriale il papa emerito Benedetto XVI ha regalato alla Chiesa una preziosissima enciclica – Deus Caritas Est – in cui chiarisce la realtà dell’amore, il cui vertice è l’amore tra uomo e donna, e spiega il rapporto tra i due movimenti di esso, l’eros e l’agape: quanto più loro trovano la giusta unità nell’unica realtà dell’amore, tanto più si realizza la vera natura dell’amore. Sul profilo teologico è anche utile far riferimento in generale alla comprensione del matrimonio e della famiglia come immagine della Trinità, grazie al rinnovamento teologico del Novecento; il Concilio inoltre ha permesso di superare una visione prettamente contrattualistica del matrimonio e ha sviluppato una vera e propria spiritualità matrimoniale e famigliare in vista della sua santità e della sua missione evangelizzatrice.

Ritornando alla nostra condizione di studenti, questa limitata carrellata di pensieri potrebbe apparire ad alcuni astratta e lontana, ad altri scontata e per questo motivo sterile. Non è così. Il rischio per noi studenti, che ci prepariamo a vivere ad operare nel difficile contesto sociale è quello di rimanere “analfabeti” nel campo dell’amore. Se alla nostra sensibilità giovanile apparissero più urgenti e convincenti delle riflessioni di carattere solamente psicologico sulla realtà dell’amore, in questo modo rischieremmo di concepirla solo come una dinamica sentimentale, completamente separata dalla formazione filosofica, teologica e giuridica che ogni giorno riceviamo e cadremmo nella trappola in cui moltissimi uomini, non solo giovani, spesso sono imprigionati e che, di fatto, è la causa di tanti fallimenti. Questa sapienza cristiana autenticamente umana che parte da così lontano, ossia dal fondamento, dal «chi sono l’uomo e la donna? Chi è la persona? Per chi è la persona? Ecc...» ingloba e risponde anche alle aspirazioni del sentimento, permettendo così di indirizzarle sulla retta via. Così formati saremo meno grossolani nel vivere e nel formare. Inoltre una speranza più che umana ci dice che dietro ogni problema c’è un opportunità; oggi dietro il problema matrimonio, famiglia, amore, relazione c’è una grande opportunità educativa, lo sa bene la nostra Università e ancora meglio la Chiesa e il suo attuale Pontefice.


 
 
 

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