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Ciò che conta è Chi ti attende. La storia straordinaria di Chiara Corbella Petrillo

  • M.Pastorelli
  • 18 mag 2015
  • Tempo di lettura: 2 min

In verità, in verità io vi dico: voi piangerete e gemerete, ma il mondo si rallegrerà. Voi sarete nella tristezza, ma la vostra tristezza si cambierà in gioia. (Gv 16,20)

“Una persona muore come ha vissuto. Lei è morta in maniera incredibile, sorridendo in faccia alla morte. Molto più che serena: felice. Stare accanto a lei è stato veder vivere e morire un figlio di Dio”. Così raccontano di Chiara gli amici che hanno condiviso con lei le sofferenze e le gioie di una vita a dir poco straordinaria, di una vicenda che stupisce, terrorizza ed affascina.

Chiara Corbella Petrillo era una giovane di Roma, morta lo scorso 2012 per un carcinoma alla lingua, scoperto quando è al quinto mese di gravidanza. Di fronte a una diagnosi tanto orribile, con gioia, decide di rimandare la chemioterapia per dare alla luce senza rischi il suo bambino, Francesco. La sua preoccupazione è prima di tutto il bene della creatura che porta dentro di sé. Chiara raggiunge così in cielo Maria Grazia Letizia e Davide Giovanni, i primi due figli che poco dopo la nascita non sono sopravvissuti a causa di malformazioni incompatibili con la vita.

Detta così, la sua storia apparirebbe drammatica, ma la parola chiave di Chiara era “fede”. La sua intera vita è un’esperienza di fede, pure di fronte alla morte. Quando i medici comunicano a lei e al marito, Enrico, che Maria Grazia Letizia (prima) e Davide (poi) non vivranno dopo il parto, i due non esitano a contraddire tutti quelli che suggerivano di scegliere l’aborto, fiduciosi nel collaborare al progetto di Dio per loro. Lo stesso “Eccomi” che, qualche tempo dopo, Chiara pronuncia di fronte alla terribile diagnosi del cancro, per cui le cure chemioterapiche le impedirebbero di far nascere Francesco: per lei, tutto è un dono, e Dio non toglie nulla. Se toglie, è solo per donare di più.

La sua fede si traduceva in gioia. Anche se malata e provata negli ultimi mesi, era Chiara a dar forza a quelli che le stavano intorno. Tutto ciò derivava dal rapporto autentico che lei e suo marito avevano con Dio: come i discepoli di Emmaus Lo riconobbero nello spezzare il pane (cfr. Lc 24,13-35), nel proprio tumore Chiara riconobbe il disegno del Signore, accogliendo l’eternità già in questa vita.

Così lascia scritto al figlio Francesco, in una lettera che questo potrà leggere e conservare nel ricordo di una madre così speciale: “L’amore ti consuma, ma è bello morire consumati proprio come una candela che si spegne solo quando ha raggiunto il suo scopo. Qualsiasi cosa farai, avrà senso solo se la vedrai in funzione della vita eterna.” Ecco perché da qualche tempo è nata tanta attenzione intorno alla figura di Chiara e alla sua vicenda. Tutto ella visse nella gioia. E la sua testimonianza “è diventata vita per gli altri”, per noi e per tutti quelli il cui cuore sarà toccato da tanta bellezza.

Nota. Sulla vita di Chiara Corbella Petrillo: Simone Troisi e Cristiana Paccini “Siamo nati e non moriremo mai più” – ed. Porziuncola; “Piccoli passi possibili. Chiara Corbella Petrillo: la parola ai testimoni” – ed. Porziuncola.


 
 
 

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