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La sequenza di Pasqua

  • F.Apponi
  • 17 mag 2015
  • Tempo di lettura: 3 min

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Il giorno di Pasqua e nell'Ottava si canta la sequenza Victimae Paschali Laudes, un componimento in versi che riassume il grande significato dell'evento pasquale. Attribuita perlopiù al monaco Vipone, cappellano dell'imperatore Corrado II, data la sua importanza, dall'XI secolo è sopravvissuta alle varie riforme liturgiche della Chiesa. Il testo merita di essere approfondito con più dovizia di particolari e di essere ascoltato; qui ci limiteremo a un breve commento di quello che è uno dei massimi esempi della corrispondenza tra lex orandi - lex credendi. Ciò che si crede, si prega e viceversa: la Risurrezione è colta nel suo significato e nella sua storicità da questo testo liturgico in modo sintetico ed unico.

La sequenza nella sua versione attuale è composta da sei versi che si possono suddividere in gruppi:

- i primi tre ci presentano immediatamente il contenuto dell'evento meraviglioso della Pasqua: "Victimae paschali laudes immolent Christiani. 2. Agnus redemit oves: Christus innocens Patri reconciliavit peccatores. 3. Mors et Vita duello conflixere mirando: Dux Vitæ mortuus, regnat vivus". Alla Vittima pasquale s'innalzi il sacrificio di lode, Cristo si sacrifica con la Sua vita per salvarci ed aprirci le porte del Paradiso e, per contraccambio, dal giorno del trionfo e dell'esultanza, i cristiani anche offrono un sacrificio: le loro lodi. Dopo questa esortazione, si passa al motivo di tale gioia (v. 2): l'Agnello sacrificale per eccellenza, Colui che assume su di sé i peccati del mondo, ha redento il gregge, con il Suo Sangue, ha riconciliato noi peccatori perduti col Padre. E ancora: la Morte e la Vita, satana e Dio, si sono affrontati in un prodigioso duello, il Signore della vita era morto ed ora, vivo, regna. Cristo è risorto dai morti con un corpo glorioso per una vita senza tramonto, prefigurazione del nostro destino di salvati.

- i versi 4-5 contengono il dialogo tra il cantore e la prima testimone dell'evento prodigioso secondo i Vangeli, Santa Maria Maddalena: "4. Dic nobis, Maria, quid vidisti in via? Sepulcrum Christi viventis, et gloriam vidi resurgentis, 5. angelicos testes, sudarium et vestes. Surrexit Christus spes mea: præcedet suos in Galilaeam". Raccontaci Maria che hai visto sulla via? E Maria risponde: il sepolcro del Cristo vivente, la gloria del Cristo risorto, i testimoni angelici, il sudario e le vesti. Qui quindi si descrive l'evento storico: la Maddalena che ha visto il sepolcro vuoto, le vesti in un lato, il sudario piegato. E immediatamente va alla conclusione che anche lei ha tardato a capire, credendo che Colui che la chiamava fosse il giardiniere e che avessero rubato il corpo del Signore: al Noli me tangere, segue la certezza. Cristo è risorto, la mia speranza, e precede i suoi in Galilea, ciò che Gesù le aveva detto al momento del riconoscimento.

- la sequenza si conclude così: "6. Scimus Christum surrexisse a mortuis vere: Tu nobis, victor Rex, miserere. Amen. Alleluia". Proprio dalla testimonianza di coloro che videro Cristo Risorto si basa la nostra fede, a partire da Maria Maddalena fino a moltissimi altri, lungo i quaranta giorni prima dell'Ascensione al Cielo, è da qui che parte la fede. Sappiamo che Cristo è risorto veramente dai morti: Tu abbi pietà di noi, Re vincitore. L'uomo sa che deve sempre chiedere l'aumento della fede per poter aderire in modo pieno e totale alla verità della Risurrezione di Cristo e infatti questo canto di trionfo quasi si chiude con un rinvio alla Quaresima: abbi pietà di noi! Si è consapevoli delle strettezze e dei limiti umani nel cammino della fede che delle volte è arduo, pur essendo certi che Gesù è vivo ed è presente in mezzo a noi. Ma c'è gioia, c'è Qualcuno, risorto, che ci aiuta! Surrexit Dominus vere, alleluia alleluia!


 
 
 

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