BETLEMME: LA MEMORIA DELLA NASCITA DI CRISTO
- N. Santopuoli
- 14 dic 2014
- Tempo di lettura: 6 min
Dicembre, il Natale si avvicina e in milioni di case in tutto il mondo, le famiglie cristiane si preparano a celebrare la nascita di Gesù Cristo allestendo il tradizionale presepe. Ogni anno idee nuove e particolari ricreano lo scenario del piccolo villaggio di Betlemme che, secondo la tradizione evangelica, diede i natali a Gesù di Nazareth.
Betlemme è oggi una cittadina di circa trentamila abitanti situata nel sud della Terra Santa, nel territorio della Cisgiordania, sotto il controllo dell’Autorità Nazionale Palestinese (Anp).
Ritrovamenti archeologici hanno permesso di stabilire che il villaggio esisteva già nel XIV secolo a.C. con il nome di Bit-lahami, la cui traduzione potrebbe essere “Casa di Lahami”, divinità cananea della fertilità.
Nell'Antico Testamento la città viene nominata ben 44 volte ed è chiamata con il nome di Beth Lechem, o Beit-Lehem, che significa “Casa del Pane”, o anche Efrata, nome derivato dalla tribù che viveva in questi luoghi, che letteralmente significa "Fruttifera".
Betlemme è ricordata dalla Sacra Scrittura anche come luogo della sepoltura di Rachele, moglie del patriarca Giacobbe (Gen 35, 19-20), ma soprattutto come città di origine del re Davide, che qui fu consacrato re di Israele dal profeta Samuele per ordine di Dio (1Sam 16, 1-14).
Alla figura regale di Davide e alla sua città è strettamente legata la speranza messianica di Israele.
Celebre il vaticinio del profeta Michea, in cui la tradizione di Israele ha visto una profezia sulla venuta del Messia: "E tu, Betlemme di Efrata, così piccola per esser fra i capoluoghi di Giuda, da te mi uscirà colui che deve essere il dominatore in Israele; le sue origini sono sin dall'antichità, dai giorni più remoti" (Mi5,1). Pure Giovanni nel suo Vangelo riporta l’opinione dominante dei Giudei contemporanei di Gesù circa la provenienza del Messia: “Non dice la Scrittura: dalla stirpe di Davide e da Betlemme, il villaggio di Davide, verrà il Cristo?” (Gv 7,42).
Ed è appunto a Betlemme che i Vangeli di Matteo e Luca collocano la nascita di Gesù, nel quale, per la fede cristiana, si compiono le attese messianiche di Israele. Nonostante il racconto di Matteo (Mt 1-2) e quello di Luca (Lc 1-2) differiscano tra loro per molti aspetti, e sebbene diversi esegeti propendano per Nazareth come luogo di origine di Gesù, da un punto di vista storico non si può negare che la duplice attestazione neotestamentaria, proveniente da tradizioni pre-evangeliche indipendenti, è un segnale importante ai fini dell’autenticità della collocazione matteana e lucana.
Sta di fatto che ben presto i cristiani inziarono a venerare il sito dove ritenevano fosse nato Gesù.
Giustino, a metà del II secolo, colloca la nascita di Gesù in una grotta (Dialogo con Trifone 78,5), tradizione confermata anche da Origene, il quale a metà del III secolo scrive che è possibile vedere “la grotta di Betlemme dove è nato (Gesù) e, nella grotta, una mangiatoia dove fu deposto. E tutto questo è noto, in quei luoghi, anche a coloro che sono estranei alla fede: che in quella grotta ha veduto la luce colui che è adorato e ammirato dai cristiani” (Contra Celsum 1,51).
Rilevante è la testimonianza di san Girolamo, una delle figure più importanti vissute a Betlemme, nel luogo della Natività. Qui si ritirò a partire dal 386 d. C. dove trascrisse la Bibbia in latino (la Vulgata) su richiesta del papa San Damaso I. Girolamo ci informa che l’imperatore Adriano decise di far costruire a Betlemme un tempio pagano dedicato al dio Adone, sopra la Grotta della Natività; il luogo venerato dai primi cristiani fu interrato e distrutto in ogni segno di venerazione, come già era avvenuto sopra il Santo Sepolcro di Gerusalemme. Scrive: “E quanto a Betlemme, ora nostra, quel santissimo tra i luoghi della terra del quale il salmista canta: “La verità germoglierà dalla terra” era ombreggiato da un boschetto sacro a Tammuz, cioè Adone, e nella grotta dove un tempo Cristo, bambino, aveva vagito, si piangeva l’amante di Venere”(Epistola 58).
Restò comunque sempre vivo il ricordo del luogo esatto della nascita di Gesù.
Con l’avvento dell’imperatore Costantino, Betlemme fu oggetto, come anche gli altri luoghi sacri di Gerusalemme e Roma, di un ambizioso progetto architettonico per la valorizzazione delle memorie storiche del culto cristiano. Importante l’intervento della madre di Costantino, sant’Elena (imperatrice), la quale iniziò la fabbrica della basilica della Natività che ridava dignità al Luogo della nascita del Messia. Il cantiere si concluse nel 333 d.C. e subito l’edificio sacro divenne meta di numerosi pellegrinaggi. Successivamente l’imponente basilica fu notevolmente danneggiata durante il saccheggio samaritano del 521-528 d. C. e quindi ricostruita nella forma attuale dall’imperatore Giustiniano nel 531 d.C.
La basilica della Natività vide nel corso dei secoli successivi numerosi rimaneggiamenti, soprattutto in epoca crociata, ma la struttura essenziale del luogo di culto è quella impressa dagli architetti di Giustiniano nel VI secolo.
Suggestivo è l’ingresso della Basilica. Delle tre porte originarie è rimasta solo la grande porta centrale. Essa è ancora chiaramente delineata, ma dopo il XVI secolo fu ridotta ad un piccolo ingresso alto poco più di un metro e mezzo per evitare che i saccheggiatori potessero entrare con i cavalli dentro il luogo sacro.
All’interno della Basilica, divisa in tre navate da due ordini di colonne, vi è la Grotta della Natività. Sopra di essa, nel lato orientale della basilica, è situata una costruzione ottagonale rialzata di tre gradini, il martyrium. Al centro dell'ottagono si trova una balaustra da cui, sporgendosi, si vede un ampio foro circolare: l’apertura, praticata nella volta della grotta, consente ai visitatori di guardare all'interno. Nella grotta, posta sotto al livello dell’edificio, il luogo tradizionalmente identificato come il punto esatto in cui la Vergine Maria diede al mondo il bimbo Gesù è indicato da una stella d’argento su cui è incisa la scritta: «Hic de Virgine Maria Iesus Christus natus est».
Nella Basilica convivono tre confessioni cristiane: cattolici, greci-ortodossi e armeni-ortodossi. I cattolici sono rappresentati dai Frati minori Francescani, Custodi di Terra Santa, presenti a Betlemme dal 1347, quando occuparono un convento dei canonici agostiniani, i quali si erano presi cura del luogo santo prima del loro arrivo. Il sultano donò ai frati la proprietà della basilica e della grotta della Natività. Gli altri riti cristiani ottennero il permesso di celebrare secondo la loro liturgia. Da quest'epoca in poi furono i francescani a rappresentare i religiosi di rito latino a Betlemme, come in altri luoghi santi.
Il diritto di proprietà dei francescani fu contestato dagli ortodossi, inaugurando un periodo di dispute sul possesso del luogo santo che si concluse nel 1852, quando, con un decreto del governo ottomano, si stabilì lo "statu quo" nei luoghi santi, cioè che ogni comunità manteneva momentaneamente il diritto sui santuari e sulle loro parti che deteneva al momento dell’emissione del suddetto decreto. Da allora, tutto è rimasto fermo e non sono stati presi nuovi provvedimenti. Per quanto riguarda la grotta della Natività, la proprietà è condivisa tra francescani e greco-ortodossi, mentre le altre comunità hanno un diritto d’uso. Qui è possibile per i Latini celebrare ogni giorno messa solo sull'altare dei Magi ubicato nella parte alta della mangiatoia, mentre possono soltanto incensare l'altare e la stella della Natività. I francescani mantengono una porticina d’ingresso privato alla grotta dal convento attiguo alla basilica. Nonostante tutte le difficoltà di una convivenza spesso non facile, la Basilica della Natività è un esempio tangibile di Ecumenismo quotidiano.
Sebbene Betlemme sia un luogo simbolo della cristianità, essa è in realtà una città a prevalenza islamica, dove la comunità cristiana è purtroppo in continua diminuzione. Nel corso degli ultimi settant’anni, infatti, i cristiani sono passati dall’essere circa il 75% della popolazione all’attuale 25%. Essi vivono essenzialmente di artigianato locale e famose sono le loro lavorazioni del legno di ulivo, del corallo e della madreperla. Il turismo religioso, che potrebbe portare nella città natale di Cristo masse di pellegrini, ha registrato una leggera ripresa dopo la sensibile contrazione dovuta agli eventi della seconda intifada, esplosa nel 2000, ma la situazione politica è ancora troppo tormentata per permettere un afflusso consistente di pellegrini. Betlemme, infatti, è uno dei tanti luoghi della Terra Santa in cui è possibile sperimentare in modo tangibile la tensione esistente tra Israeliani e Palestinesi, basti pensare al muro di separazione che divide la città da Gerusalemme allo scopo di impedire fisicamente l'intrusione dei terroristi palestinesi nel territorio israeliano.
Nelle feste natalizie ormai vicine, non si può non rivolgere un pensiero particolare ai luoghi della Terra Santa, testimoni diretti dell’incarnazione di Dio. Luoghi di preghiera, di spiritualità, di ecumenismo, di dialogo ma anche di scenari di contese, di discordia, di guerra: immagine della nostra umanità impastata di bene e di male, quell’umanità che il Figlio di Dio, nato a Betlemme, ha assunto su di sé per portarla nella gloria del Padre.
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